Ogni ricercatore spirituale dovrebbe conoscere uno dei pericoli sul cammino rappresentato dall’autoreferenzialita’.
Si tratta di un problema che accade quasi fisiologicamente nelle prime fasi della ricerca. Se non riconosciuto puo’ resistere a lungo, rafforzarsi, imprigionando l’ignaro ricercatore nell’illusione e nell’errore.
Il risultato e’ che, nonostante le migliori intenzioni, proprio a causa del cattivo funzionamento dei meccanismi psichici, nasce la tendenza a mettere inconsapevolmente il proprio falso io al centro del mondo; per questo ci si sente diversi dagli altri, con una tendenza a riferire ogni cosa al falso se stesso, abbagliati da una falsa spiritualita’.
Anziche’ progredire nel distacco dalla propria “piccola volonta’ personale” vengono adottati comportamenti che possono peggiorare la qualita’ delle relazioni con gli altri e talvolta anche con il proprio corpo.
Tutto questo accade per l’incapacita’ di vedere, perche’ accecati dai propri difetti psicologici.
l’atteggiamento nei confronti dell’altro, la qualita’ delle relazioni personali ed il rapporto con il proprio corpo dovrebbero quindi rappresentare un campanello di allarme se davvero si vuole progredire nel difficile compito della fioritura delle virtu’, ricordando sempre che l’esteriore e’ il riflesso dell’interiore.
"E' necessario che coscienza, corpo e ambiente siano in perfetto equilibrio, se non vogliamo mai dimenticare noi stessi. Se la coscienza non si relaziona in modo intelligente con il corpo, arrivano le malattie; se non si relaziona correttamente con l’ambiente, arrivano i conflitti.
Così coscienza, corpo e ambiente sono vitali, cardinali, definitivi in chi non dimentica se stesso.
Coloro che dimenticano se stessi camminano sulla via dell’errore. Chi dimentica se stesso non potrà scoprire se stesso, continuerà con la coscienza addormentata. Indubbiamente abbiamo bisogno della scoperta di Sé, e questo è possibile solo con l’interrelazione, cioè con la convivenza.
Nei rapporti con le altre persone, i difetti che abbiamo nascosto emergono spontaneamente, e se siamo attenti e vigili, come la vedetta in tempo di guerra, allora li vediamo".
Samael Aun Weor