Liberarsi dalla schiavitù

La legge delle ottave agisce nelle nostre esistenze rendendo incerto l’esito delle nostre azioni quando non sono illuminate da una volonta’ cosciente.

Le continue deviazioni determinate dalle ottave discendenti ci riportano sul “fondo della caverna” come spiegava Platone nella sua celebre allegoria, oppure dentro la ruota del Samsara – o dell’esistenza secondo la tradizione buddista.

Alcuni esseri umani hanno compreso profondamente queste meccaniche universali ed hanno indicato la via per la liberazione dalle schiavitu’, tuttavia l’umanita’ resta sempre incatenata alle pulsioni egoiche.

Non basta, infatti, comprendere le leggi della Creazione solo sul piano intellettuale, e’ necessario farne esperienza diretta, solo in questo modo e’ possibile “aprire gli occhi” per cogliere la Verita’ capace di sciogliere gli effetti dell’illusione nella quale siamo immersi.

In altre parole l’auto osservazione di se’ deve portare ad un diverso livello di coscienza, grazie al quale posso sperimentare nuove e diverse percezioni, emozioni, pensieri.

Se questo non accade significa che non sono ancora uscito dall’illusione, sono ancora identificato nell’io, quindi me la sto raccontando.

Lo spostamento dell’attenzione dall’ego all’ Essere, condizione necessaria per l’auto osservazione di se’, apre a possibilita’ che fino ad un momento precedente erano indisponibili, come ad esempio l’accettazione del momento presente. Finalmente la Vita puo’ manifestarsi senza alcuna interferenza prodotta dall’ego.

In quegli istanti l’ego fa un passo indietro, lasciando spazio all’Essere che puo’ finalmente manifestarsi ,allineandoci alla vita in perfetta armonia e determinando una sensazione di pace interiore.

Si attiva in questo modo la terza forza “conciliatrice“, la mente si rasserena, il cuore si scalda, percepisco unione profonda con la Creazione, non piu’ quell’individuo spaventato ed isolato che ero fino al momento precedente.

letture correlate: la legge del sette, le ottave

Operare il salto di ottava

Nell’articolo precedente abbiamo esaminato l’importanza di riconoscere i punti di rallentamento nello sviluppo dell’ottava, ma soprattutto la necessità di strumenti per fronteggiare quelle circostanze. Secondo Ouspensky per compiere i salti di ottava servono degli shock addizionali. Vediamo cosa sono.

LE DISTRAZIONI

E’ meno faticoso portare la consapevolezza al di sotto del rumore mentale, attraverso tutto ciò che distrae. Riesco in questo modo a dimenticare me stesso fino a diventare inconsapevole della realtà che mi circonda.

Tutto serve per distrarci: la tv, i social, le chiacchere, le passioni, ecc. Generano una falsa quiete che gratifica, almeno fino al prossimo impulso emotivo, che può arrivare improvvisamente proprio mentre sono altrove, assorto, identificato nella distrazione, nel sonno ipnotico della coscienza.

Le distrazioni sono una trappola perché’ mi espongono al rischio di farmi trovare impreparato all’arrivo di un impulso egoico. Eppure si tratta di una condizione diffusa. Pensate agli apostoli che si addormentarono nonostante le esortazioni di Gesu’ poche ore prima della sua cattura.

In un altro racconto si narra del lupo ed i 3 porcellini. I primi 2 costruiscono delle case poco difendibili con paglia e legno ed il lupo le spazza via e poi tenta con l’inganno di aprire la casa del terzo che invece ha costruito con cemento e mattoni.

L’IMPULSO EGOICO

Fronteggiare un impulso egoico non è facile, arriva sempre a sorpresa, come il lupo appunto. Non basta la volontà per respingerlo, perché’ potrebbe rafforzarsi; non posso eluderlo, quando arriva e’ troppo tardi.

Posso quindi lasciarmi travolgere con tutte le conseguenze che conosciamo oppure posso scegliere consapevolmente di “lasciare che sia”, illuminandolo con la volontà cosciente, il che è possibile sono attraverso uno stato di presenza consapevole.

Non fuggo nella distrazione ma resto lì, fermo, e osservo ciò che accade almeno fino a quando posso mantenere uno stato di presenza consapevole. Osservo la sua forza, la sua energia che si manifesta attraverso pensieri ed emozioni. Ascolto le parole ingannatrici che si insinuano nella mente, ascolto le emozioni inferiori che si manifestano nel corpo. Percepisco ogni dettaglio di questa energia disgregatrice, oscura, capace di togliere serenità e lucidità.

La semplice resistenza consapevole all’impulso egoico determina la formazione di una terza forza “conciliatrice” dagli effetti preziosissimi e trasformativi, ed è proprio qui che può compiersi un salto di ottava.

Durante questi momenti il piombo si trasforma in oro, ci apriamo alla vita, alla realtà, all’Amore cosciente. E’ il ranocchio che si trasforma nel principe grazie al bacio della principessa.

Quella manifestazione distruttiva si trasforma come per una magia in luce e calore capace di scaldare il cuore, ma ci vuole impegno, coraggio e soprattutto amore per la Verità.

PRATICARE FREQUENTEMENTE LA PRESENZA CONSAPEVOLE

Lo strumento più importante per praticare la presenza consapevole è la possibilità di orientare l’attenzione, questo consente di creare dello spazio nel flusso costante del pensiero compulsivo.

Proviamo di tanto in tanto a portare l’attenzione in un punto diverso dalla mente, ad esempio nel corpo o nel respiro. All’inizio può non essere facile, ma il fatto di accorgersi di questa difficoltà e’ buon segno!

Attraverso l’attenzione cosciente inserisco un elemento capace di togliere forza al sonno della coscienza indotto dall’identificazione con il pensiero mentale compulsivo.

Generalmente dopo qualche momento aumenta la capacità di attenzione, la mente diventa più lucida. La separazione dal mondo produce un sentimento di maggior serenità, esco dal sonno ipnotico della coscienza.

Sto operando uno shock addizionale capace di portare ad una ottava superiore il mio proposito.

La legge del sette, o delle ottave, spiega per quale motivo difficilmente realizziamo i nostri propositi

Nel testo “frammenti di un insegnamento sconosciuto” (una raccolta di conferenze tenute da Ouspensky durante il periodo in cui era un discepolo di Gurdjieff) viene spiegata la legge del sette o delle ottave. L’autore spiega come per comprendere il significato di questa legge occorre considerare che l’universo consiste di vibrazioni e che tali vibrazioni agiscono in ogni tipo di materia quale che sia il suo aspetto e la sua densità, dalla più sottile alla più grossolana. Secondo una concezione errata, tali vibrazioni si svilupperebbero uniformemente e gradualmente e, in assenza di resistenza, potrebbero prolungarsi all’infinito, almeno fino al cessare della forza che da loro impulso.

Secondo Ouspensky il punto di vista dell’antica conoscenza si oppone a quello della scienza contemporanea, perché essa pone alla base della sua comprensione delle vibrazioni ii principio della loro discontinuità. Secondo questo principio le vibrazioni si sviluppano in modo non uniforme, ma con periodi di accelerazione e di rallentamento. I punti di rallentamento sono due: il primo quasi all’inizio, il secondo verso la fine. Questo principio è applicabile a tutti gli ambiti e spiega come sia necessaria una spinta esterna per mantenere un andamento lineare.

Un esempio è dato dalla scala musicale divisa in 7 note. Applicando la teoria di Fourier è rilevabile un rallentamento in 2 punti, tra il mi e il fa e poi tra il si e il do. In questi 2 punti mancano i semitoni (i tasti neri presenti nelle altre note).

Questo spiega il motivo per il quale quando iniziamo una attività come ad esempio un nuovo sport, un nuovo lavoro, una relazione, nonostante diamo energia e forza al nostro intento, lo sviluppo non è mai lineare e progressivo. Ci sono dei momenti dove rallentiamo fino a perdere la spinta iniziale e se non siamo attenti rischiamo di deviare rispetto al proposito iniziale.

Le cose vanno sempre in questo modo e noi possiamo osservare ovunque questi cambiamenti di direzione. Dopo un certo periodo di attività energica, di emozione intensa o di comprensione giusta, una reazione interviene, il lavoro diviene noioso e trascurato, momenti di stanchezza e di indifferenza appaiono nel sentimento; invece di pensare rettamente, si cercano dei compromessi; si sopprimono o si scartano i problemi difficili. La linea però continua a svilupparsi, ma non più nella stessa direzione dell’inizio. Il lavoro diventa meccanico, il sentimento, sempre più debole, si abbassa al livello degli avvenimenti abituali di ogni giorno. Il pensiero diventa dogmatico, letterale. Tutto si svolge così per un certo tempo, poi vi è di nuovo una reazione, un arresto, una deviazione. Lo sviluppo della forza può proseguire ancora, ma il lavoro che era stato cominciato con ardore ed entusiasmo è diventato una formalità obbligatoria ed inutile; numerosi elementi estranei sono entrati nel sentimento: considerazione, oppressione, irritazione, ostilità; il pensiero gira in cerchio, ripetendo ciò che già sapeva e ci si smarrisce sempre di più. Lo stesso fenomeno si ripete in tutte le sfere dell’attività umana. In letteratura, scienza, arte, filosofia, religione, nella vita individuale e soprattutto nella vita sociale e politica, possiamo osservare come la linea di sviluppo delle forze devia dalla sua direzione originale e, dopo un certo tempo, va in una direzione diametralmente opposta, sempre conservando il nome di prima”.

Se non siamo consapevoli di questa legge riteniamo normale il fatto che ci siano deviazioni e cambi di programma rispetto alle nostre intenzioni, ma questo non è vero. È il risultato di una meccanica universale in base alla quale si determina il principio di evoluzione ed involuzione come ben indicata dalla ruota del Samsara.

Per mantenere la progressione lineare e quindi per completare il percorso fino al salto di ottava superiore è necessario mantenere vigile l’attenzione ed in particolare nei 2 momenti critici indicati sopra. Per questo Ouspensky afferma la necessità di introdurre degli “shock addizionali” nelle fasi di rallentamento, per rendere possibile alle linee di forza di raggiungere lo scopo prefissato e quindi il completamento dell’ottava.

Talvolta gli shock possono aver luogo casualmente, le linee di forza vengono raddrizzate accidentalmente, e questo genera l’illusione di riuscire a raggiungere i propri obiettivi.

Un uomo può vincere alla roulette. Ma si tratterà di un fatto accidentale. Raggiungere uno scopo che ci si era prefissi nella vita o in qualche sfera particolare di attività è un fatto altrettanto accidentale. La sola differenza è che alla roulette l’uomo per lo meno sa ad ogni puntata, senza sbagliarsi, se ha perso o vinto. Ma nelle attività della vita, soprattutto in quelle di carattere sociale, quando passano anni tra l’inizio di un’azione e il suo risultato, un uomo può sbagliarsi molto facilmente e prendere il risultato ‘ottenuto’ per il risultato desiderato, cioè credere di aver vinto, quando, nell’insieme, ha perso. Resta dunque all’uomo la scelta seguente: o trovare alle proprie attività una direzione che corrisponda alla linea meccanica degli avvenimenti del momento, in altri termini, ‘andare dove soffia il vento’, ‘nuotare con la corrente’, anche se ciò contraddice le sue intime inclinazioni, convinzioni, simpatie; oppure rassegnarsi all’idea dell’insuccesso di tutto ciò che egli intraprende. Ma vi è un’altra soluzione: l’uomo può imparare a riconoscere i momenti degli intervalli in tutte le linee della sua attività, e a creare gli ‘choc addizionali’; in altre parole, può imparare ad applicare alle proprie attività il metodo di cui si servono le forze cosmiche nel creare degli ‘choc addizionali’ ogni volta che essi sono necessari”.

Ne deriva quindi l’importanza di accedere ad un insegnamento capace non solo di riconoscere i punti di rallentamento nello sviluppo dell’ottava, ma soprattutto di fornire gli strumenti necessari per intervenire volontariamente in questo processo per favorire un percorso evolutivo.